Di Diana Cicognini

Parma ospita fino al 25 Febbraio 2024 la mostra itinerante Keith Haring. Radiant Vision, ancora una volta in Italia dopo il successo alla Villa Reale di Monza ad inizio anno. Questa volta, però, c’è qualcosa di diverso. Scendendo i gradini che portano alla mostra si ha in un attimo l’illusione di essere sulle banchine del metrò o davanti ad uno dei muri di Downtown Manhattan a New York, dove la sua storia è cominciata. Tutti, infatti, anche i più disincantati, potranno immaginare facilmente i suoi lavori uscire dalle cornici e andare a prendere posto sulle pareti, accanto ai lacerti di affreschi originali delle meravigliose sale dei sotterranei di Palazzo Tarasconi.

Sarà la suggestione della location, ma questa edizione della mostra mi è sembrata del tutto diversa e mi sono soffermata su alcuni lavori tra i 100 presenti, esposti tra le arcate delle volte a botte a fianco di decorazioni monocrome con motivo a greca, a foglie o a tralci di vite.

Immagine di Keith Haring - Untitled Man On Cross

Keith Haring - Untitled Man On Cross

L’immaginario collettivo sulle opere di Keith Haring è dominato da alcuni soggetti che si ripetono, riprodotti su supporti di ogni genere e formato, con poche variazioni nel disegno o nella tecnica. Il più conosciuto tra questi, diventato ormai un’icona, è il Radiant Baby da cui il titolo della mostra: un bambino stilizzato che gattona a rappresentare la vita, l’energia e la felicità, incorniciato da delle linee che si irradiano verso l’esterno a rafforzare l’idea di un’energia o una luce potenti.

Altrettanto popolari sono la croce ed i cani presenti nella stampa Man on cross.

Haring è cresciuto in una famiglia molto religiosa e ne rifiuta la deriva integralista con tutti i suoi dogmi. Le sue opere sono spesso critiche, per questo motivo, nei confronti della Chiesa che cerca di controllare i suoi fedeli. Usa in numerose opere le croci, perché nella storia sono state impiegate come strumento per legittimare torture e uccisioni.” Francesca Biagioli, direttrice creativa e di produzione della mostra

I cani erano già presenti nelle sue opere sui muri della metropolitana nei primi anni Ottanta e quando li rappresenta mentre abbaiano simboleggiano l’abuso di potere, i regimi oppressivi o l’autorità.

Questi tre simboli – il radiant baby, le croci, i cani – sono spesso presenti nelle numerosissime opere che ha prodotto per dare voce alle sue battaglie: AIDS, diritti gay, disarmo nucleare, anti-Apartheid, carestia in Africa, tutela dell’infanzia, giustizia sociale, droga. Keith Haring si è dato interamente a queste cause nel corso di tutta la carriera artistica. La sua eredità è la Keith Haring Foundation che costituì nel 1989, per raccogliere fondi a favore delle organizzazioni in aiuto ai malati di AIDS e per diffondere programmi di alfabetizzazione e di educazione all’arte dedicati ai bambini. La Fondazione è solo una delle iniziative a cui ha devoluto i ricavi astronomici ottenuti dalla vendita delle sue opere. Nel corso della sua vita, infatti, ha aiutato bambini e ragazzi del suo quartiere, che si rivolgevano direttamente a lui, e i giovani artisti, acquistando le loro opere.

Immagine di Keith Haring - STONES - suite 1-5 - 1989

Keith Haring - STONES - suite 1-5 - 1989

Immagine di Keith Haring - STONES - suite 1-5 - 1989

Keith Haring - STONES - suite 1-5 - 1989

Haring creò questa serie di stampe poco prima della sua morte. Sono opere importanti perché segnano un ritorno alle origini con la litografia, dopo essersi dedicato alla serigrafia per gran parte della sua carriera, e perché ricordano i suoi primi disegni della metropolitana fatti con il gessetto bianco su cartone o pareti nere.” Francesca Biagioli, direttrice creativa e di produzione della mostra

Keith Haring ha realizzato le cinque litografie della serie Stones nel 1989, ciascuna delle quali è firmata, datata e stampata in numero limitato (60 copie). Nei disegni è evidente l’influenza dell’arte precolombiana, mesoamericana e aborigena e la volontà di abbandonare l’universo di segni e simboli della cultura occidentale da cui aveva attinto fino a quel momento. In questa e altre occasioni, Keith Haring ha dimostrato di avere un grande interesse per le forme d’arte delle civiltà indigene delle Americhe e una grande sensibilità per la cultura popolare.

Siamo nel 1986 e Keith Haring apre il suo POP SHOP in Lafayette Street, Downtown Manhattan, New York City.

E’ forse la prima esperienza di arte immersiva conosciuta, anche se nata con un intento diverso. Keith Haring dipinse muri, pavimenti e soffitti del negozio di bianco e li ricoprì completamente dei suoi disegni più iconici. Il suo negozio era diventato in breve tempo il regno della pop art, ospitando anche altri artisti, e dell’arte accessibile a tutti, anche a chi non poteva permettersi di acquistarla nei canali convenzionali del mercato dell’arte. Qualcuno ebbe la fortuna di comprare direttamente da Haring, che passava del tempo nel suo negozio. Nel 1987 aprì una seconda sede a Tokyo, ma la nuova avventura finisce l’anno successivo, mentre il Pop Shop chiuderà nel 2005.

Alla fine, Keith Haring ha raggiunto il suo obiettivo, con il Pop Shop esplode la visibilità e la notorietà delle sue opere d’arte. Ospitate fino a quel momento dalle più grandi gallerie d’arte di New York e valutate migliaia di dollari, possono ora raggiungere il grande pubblico e girare per il mondo disegnate su magliette, cappellini, giocattoli, decorazioni natalizie, spille, copertine di dischi, gioielli, borse e altro ancora. Come Andy Warhol padroneggiava istintivamente tutte le regole del marketing e se ne servì per vendere i suoi lavori a prezzi bassi, anche attraverso partnership commerciali e prodotti di largo consumo, ma sempre al servizio di forti valori morali e sociali. È stata un’operazione vincente perché alla base c’era uno stile semplice, unico, riconoscibile che si adattava ad essere riprodotto su qualsiasi supporto o con qualsiasi tecnica, anche la più sperimentale (come le stampe monocromatiche a rilievo di cui c’è qualche esempio in mostra).

Keith Haring ha abbandonato gli studi alla scuola di grafica pubblicitaria e non ha finito il percorso alla School of visual art, nonostante questo e grazie agli studi di semiotica è riuscito a creare un lessico visivo fatto di simboli, icone, pittogrammi che sono diventati universali. Linee spesse, simboli pittografici e colori accesi, hanno trasformato il suo stile in un marchio.” Francesca Biagioli, direttrice creativa e di produzione della mostra.

Immagine di Keith Haring - First edition Coloring book

Keith Haring - First edition Coloring book

Il Coloring Book, realizzato nel formato quadrato in un numero limitato di 300 esemplari e distribuito dal 1985, riproduce 20 illustrazioni in bianco e nero. I soggetti sono diversi dalle icone più note dei suoi lavori, ma comunque riconoscibili per lo stile e la linea grafica inconfondibili di Keith Haring. Gli originali hanno le stesse dimensioni del libro stampato. In mostra a Parma è possibile vedere la prima edizione distribuita dalla Tony Shafrazi Gallery , mentre le altre edizioni sono state vendute nel Pop Shop. Alla Tony Shafrazi Haring si era affidato nel 1982 e da questa galleria fu organizzata la sua prima mostra, un successo senza precedenti che ha lanciato l’artista a New York, Londra, Milano e Tokyo.

Il Coloring Book testimonia la sua dedizione assoluta nei confronti dei più giovani, ammirava la loro immaginazione ed espressività e ha studiato tutti i modi possibili per favorirla e farla crescere“, Francesca Biagioli, direttrice creativa e di produzione della mostra.

Oggi le copie che circolano ancora, molto rare, sono battute all’asta o vendute a prezzi paragonabili a quelli che si vedrebbero per una sua opera d’arte, ma è uno dei tanti paradossi che riguardano la vita e le opere di Keith Haring. Sicuramente questi libricini rappresentano uno degli strumenti che Keith Haring si era inventato per far arrivare l’arte ai bambini. Li coinvolse, ad esempio, in grandi progetti di murales o striscioni per ospedali pediatrici, ambulatori, chiese e centri di aggregazione.

Immagine di Keith Haring - New York is book country

Keith Haring - New York is book country

Ebbe uno straordinario successo nella realizzazione di manifesti pubblicitari per la sua capacità di arrivare immediatamente alle persone e di trasmettere il messaggio con incisione ed ironia. Ci riuscì soprattutto per le campagne che miravano a sensibilizzare le persone su tematiche politiche o sociali e per beneficenza.

Fu chiamato a realizzare manifesti pubblicitari per grandi eventi, ma anche per eventi di quartiere come la fiera del libro che si teneva nelle strade di Downtown Manhattan ogni anno. Una curiosità su questa stampa la scoprirete in mostra!

Dai manifesti pubblicitari a scenografie per scatti fotografici, set e costumi per performance teatrali, tessuti, oggetti e supporti di ogni genere (inclusi i francobolli) il passo è breve. Ha persino dipinto il corpo della cantante Grace Jones, collaborato con un brand di auto da corsa e ancora con Swatch, Adidas, Vodka Absolut.

Immagine di Keith Haring - 1987

Keith Haring - 1987

Le altre opere di Haring presenti in mostra arrivano tutte da una collezione privata. “Keith Haring. Radiant Vision” ripercorre tutta la breve, anzi brevissima, carriera di questo artista. Camminando tra le sale di Palazzo Tarasconi scorrono tutti i soggetti della sua arte. Si tratta di ritrovare quei simboli che abbiamo ormai interiorizzato e fatto nostri senza ricordare da dove provenissero.

Chiudo con una curiosità. Keith Haring è tra gli artisti che hanno contribuito con la propria creatività a rendere unico un progetto speciale: LUNA LUNA, il parco divertimenti a tema Arte Contemporanea. I suoi disegni decorano il carosello del parco e gli elementi della giostra non sono altro che i suoi personaggi.

Immagine di Keith Haring - LUNA LUNA

Keith Haring - LUNA LUNA

Immagine di Keith Haring - LUNA LUNA

Keith Haring - LUNA LUNA

Keith Haring. Radiant Vision

Mostra curata da Katharine J. Wright

Fino al 25 Febbraio 2024

Palazzo Tarasconi, Parma

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