Di Diana Cicognini

L’arte di Fabrizio Dusi è immediata, attuale, universale. Registra i cambiamenti sociali della nostra epoca e li traduce in immagini vibranti. Lo stile è semplice, la tecnica essenziale. I colori richiamano la pop art americana, il segno grafico l’arte figurativa degli anni ‘50 e ‘60 a cui si è ispirato. Le singole parole e le frasi che sceglie di inserire nei suoi progetti sono incisive e graffianti, tanto da toccare quei nervi scoperti a cui siamo più sensibili e costringerci a riflettere. Le sue opere non vanno interpretate, il messaggio è chiaro quasi urlato. Vuole, deve, raggiungere molte persone.

Le opere e le istallazioni site specific di Fabrizio Dusi sono indissolubilmente legate alla sua biografia e al suo sentire. Il personaggio presente in ognuna di esse, infatti, è l’alter ego dell’artista stesso. Sarebbe impossibile parlare del suo personaggio senza entrare nella sua sfera personale e viceversa. Il soggetto dell’arte è l’artista e l’artista è la sua arte.

Il suo linguaggio è così riconoscibile e così forte che ha influenzato anche lo stile che ho usato per introdurvi alla sua arte. Ho avuto l’occasione di visitare il suo studio e di scambiare due chiacchiere di persona, in occasione della vista alla sua ultima mostra milanese All that glitters is not gold.

Artista di poche parole e frasi concise, è riuscito a trasmettermi la passione per ciò che fa e la profondità delle sue riflessioni sul mondo che lo (ci) circonda. Raccontare del suo personaggio è raccontare di lui, e viceversa. Spero vogliate seguirmi in questo viaggio alla loro scoperta.

Bla, bla, bla

Bla, bla, bla sono le parole che escono dalla bocca aperta del personaggio di Fabrizio Dusi e, allo stesso tempo, è il nome che ha voluto dargli durante la nostra chiacchierata. Il personaggio in realtà non ha un nome e neanche una data di nascita. Spesso non è facile individuare con esattezza il momento preciso in cui un’idea creativa si forma e nemmeno le fonti da cui arriva l’ispirazione.

Fabrizio Dusi ha iniziato come grafico, lavorando per una società che progettava siti internet, finché non ha preso la decisione che molti di noi vorrebbero avere il coraggio di prendere. Nel 2005 ha chiuso quella porta e ha seguito la sua vera vocazione, l’arte. Ha girato i mercatini di antiquariato di tutto Europa, si è innamorato della ceramica e dell’arte figurativa degli anni ‘50 e ’60, quando i manifesti pubblicitari erano dipinti a mano. A Milano ha frequentato una scuola per imparare a lavorare questo materiale antico e meraviglioso. Nel suo primo laboratorio ha fatto esperimenti con la ceramica per un anno e intanto Bla, bla, bla prendeva forma nella sua mente, ma soprattutto tra le sue mani.

Le linee stilizzate del suo personaggio richiamano, è evidente, la grafica pubblicitaria anni ‘50 e ’60, che ha stimolato la sua creatività. Bla, Bla, Bla nasce quindi come figura dipinta sulla ceramica. E’ rappresentato sempre in piedi in una postura molto rigida. Tutto nella sua figura è stilizzato per comunicare in modo più immediato.

“Ho iniziato a rappresentare elementi figurativi, persone, facce e poi, inconsciamente, mi sono ritrovato a disegnare questo personaggio con la testa pelata e la bocca aperta in cui ovviamente mi sono riconosciuto subito. Non mi sono fermato al primo risultato però. Stilisticamente il personaggio è rimasto uguale, ma sono andato via via a sottrarre elementi dalla testa e dal viso. L’ho modificato fino a che non l’ho sentito perfetto, affine alla mia visione estetica, ed è così diventato parte della mia arte. E’ stato un processo naturale. Sono arrivato a rappresentare quello che avevo in mente, senza chiedermi se fosse commerciabile o meno. Mi interessava solo essere libero di esprimermi.” Fabrizio Dusi

Il suo primo debutto è sui “Vasi persona” nel 2008. I vasi persona sono cilindri in ceramica su ognuno dei quali è disegnato un personaggio a mezzo busto, spesso esposti insieme a creare una folla. Alle mostre collettive e personali seguono le installazioni nei luoghi pubblici dell’economia, dell’arte e della cultura. Quand’anche si tratti di luoghi privati, come la Banca Cesare Ponti che ha ospitato la sua ultima mostra, questi sono frequentati dal pubblico. Bla, bla, bla diffonde il suo messaggio universale a sempre più persone.

Adamo ed Eva e… la famiglia perfetta

Negli anni il personaggio cambia abiti e accessori, in relazione alle situazioni sempre più complesse in cui si muove, a rispecchiare la società e il sentire del suo creatore. Bla, bla, bla ormai è un personaggio maturo, è diventato grande ed è pronto a fare nuove esperienze, vestire i panni di altri, incontrare nuovi amici, creare una famiglia.

Accanto al nostro personaggio compaiono una donna e un bambino. Fabrizio Dusi inizia la serie della Classic Family, declinata in tantissime forme e materiali. “Ho rappresentato la famiglia contemporanea ideale, anche se di classico non ha proprio nulla”. Fabrizio Dusi

Dimenticavo di citare l’ironia e l’intelligenza con cui l’artista affronta temi attualissimi e controversi. Nelle sue famiglie, infatti, non ci sono stereotipi di genere o di colore della pelle e nemmeno precetti religiosi o morali, e le famiglie sono fatte anche di genitori single. Classic Family è uno spaccato realistico della nostra società, rappresenta cambiamenti sociali che sono sotto gli occhi di tutti (forse non proprio di tutti).

Individuo e società. Che folla!

Le bolle colorate e i fumetti con le scritte che escono dalla bocca rappresentano le parole che fanno fatica ad uscire. Il personaggio ha difficoltà a comunicare con le persone come l’artista che lo ha creato. L’arte diventa un modo per esorcizzarla.

“In tutti i temi che scelgo e nel modo con cui decido di rappresentarli c’è qualcosa di autobiografico. Allo stesso tempo penso che possano trasmettere un messaggio universale, che riguardi molti, come la difficoltà di comunicare”. Fabrizio Dusi

E’ una difficoltà in cui è facile immedesimarsi e quando si è in mezzo a tante persone il problema cresce esponenzialmente. Nella nostra società è una condizione irreversibile amplificata dalla tecnologia internet che, contrariamente agli scopi per cui è stata creata, ha favorito la non comunicazione. Siamo sempre connessi con gli altri e raggiungibili in qualsiasi parte del mondo ci troviamo. Secondo il dizionario della lingua italiana comunicare significa “dire, far sapere”, ma vuol dire anche “entrare in relazione con”. Nella nostra società questo non avviene, anzi negli ultimi anni la situazione sta degenerando. La facilità di comunicare a grandi distanze ha portato al paradosso di una non comunicazione tra persone che condividono gli stessi spazi. E’ un tema che all’artista sta molto a cuore e ha rappresentato, come sempre, con grande semplicità ma efficacia.

La folla di Fabrizio Dusi è una moltiplicazione del suo personaggio all’infinito, dove tutti hanno la bocca aperta per parlare, ma nessuno ha le orecchie per ascoltare.

“La folla, come gruppo, è nata dalle mie osservazioni su ciò che mi accade intorno. Cerco sempre di fare da filtro e trasmettere quello che percepisco. La metropolitana, ad esempio, è il luogo in cui si sta tutti assieme, a stretto contatto, ma senza comunicare. Nel 2022 ho inserito anche i cellulari, che alcuni dei personaggi tra la folla tengono in mano. Mi è sembrato naturale, perché io stesso non mi muovo mai senza, inserirlo come oggetto di comunicazione e allo stesso tempo di incomunicabilità. Attraverso il cellulare parliamo con un’altra persona, ma mancano tutti quegli elementi concreti, i feedback che ci rimandano i sensi e la comunicazione non verbale, essenziali per comunicare.” Fabrizio Dusi

Un’evoluzione, o possiamo anche dire un altro aspetto, del tema della non comunicazione è rappresentato dalla serie di opere che Fabrizio Dusi ha intitolato Monologo. Tanti fumetti o piccole teste escono dalla bocca di un personaggio più grande, di cui si vede solo la testa inclinata verso l‘alto o il mezzo busto. Invano cerca di comunicare e di farsi ascoltare, ma parla solo di sé stesso. E’ la rappresentazione perfetta dell’egocentrismo.

I materiali con cui è rappresentato sono le tappe del percorso di “crescita” del personaggio di Fabrizio Dusi, perché arricchiscono i livelli di lettura del messaggio che comunica. I significati che si possono cogliere si moltiplicano. La scelta dell’uno o dell’altro, ovviamente, cambia in base al progetto e alla location.

Il neon è un rafforzativo per rendere più evidente e incisivo il messaggio.

La coperta isotermica richiama, nella sua funzione pratica per cui è stata creata, il bisogno di aiuto che hanno tutti.

La ceramica rimane il materiale del cuore, è sempre presente e a lei è affidata una parte importante del messaggio. “La ceramica è un materiale che amo visceralmente, quando la vedo mi emoziono sempre”. Fabrizio Dusi

Vuoi incontrare Bla, Bla, Bla?

Fabrizio Dusi è in mostra a Milano fino al 15 Ottobre: All that glitters is not gold, progetto site specific di Fabrizio Dusi a cura di Giorgia Ligasacchi, presso Banca Cesare Ponti Gruppo Bper (Piazza Duomo 19).

Attenzione, ho una grande anticipazione per voi: la prossima mostra temporanea di Fabrizio Dusi sarà al Museo della Filosofia dell’Università Statale di Milano dal 5 al 22 Febbraio 2024: “Complottismo, fake news e altre trappole mentali

Se invece avete occasione di passare vicino a Bergamo, nella chiesa sconsacrata di Ambivere per l’esattezza, è possibile visitare su appuntamento una sua opera permanente molto suggestiva realizzata nel 2019: TOGETHER, progetto site specific a cura della Fondazione Bernareggi di Bergamo e visitabile solo su appuntamento (per informazioni +39 3334784507)

L’artista ha interamente rivestito l’abside con la coperta isotermica, sembra quasi di essere entrati in una chiesa bizantina. E’ interessante sottolineare che è la seconda opera realizzata in questo materiale a cui ne sono seguite altre, ma in questo caso, e in pochi altri, ha dipinto la sua folla di personaggi direttamente sul posto. L’oro domina l’installazione e il personaggio di Fabrizio Dusi si moltiplica in una folla di figure tracciate da una linea grafica precisa e pulita, come ci siamo abituati a vedere in tante altre sue opere più recenti.

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