Più correttamente detto angolo di campo, rappresenta la porzione di scena che viene inquadrata dall’obiettivo.
L’angolo di campo dipende da due fattori: dalla dimensione del supporto fotosensibile (oggi dimensione del sensore) e dalla lunghezza focale dell’obiettivo.
Fino a quando l’elemento fotosensibile è stato unicamente la pellicola, l’unica variabile era la lunghezza focale e quindi l’angolo di campo veniva indicato con la relativa lunghezza focale (caratteristica costruttiva, quindi oggettiva e non relativa).
Per esempio un obiettivo con angolo di campo di 46° veniva definito 50 mm.
Con la nascita della fotografia digitale si è assistito a una grande differenziazione dei sensori basata sulle loro dimensioni fisiche. Questo ha portato le variabili a due e l’inizio della confusione.
Infatti un obiettivo 50 mm non aveva più univocamente un angolo di campo di 46° ma variava a seconda della dimensione del sensore.
Per esempio un 50 mm su Full-Frame ha un angolo di 46°, su APS-C Nikon, Sony e Pentax (23,6×15,7 mm) di 32° e su APS-C di Canon (22,2×14,8 mm) di 30°.
Questo si sarebbe potuto evitare se si fosse adottato come standard di riferimento l’angolo di campo; tale scelta avrebbe rappresentato un riferimento decisamente più chiaro e preciso per valutare il campo d’utilizzo degli obiettivi a disposizione.

L’angolo di campo ha una precisa definizione matematica: α = 2 arctan (d/2f) dove d è una delle dimensioni del supporto fotosensibile (lunghezza, larghezza o diagonale) e f è la lunghezza focale.
Semplificando, possiamo osservare due cose: l’angolo è inversamente proporzionale alla lunghezza focale, mentre è direttamente proporzionale alle dimensioni del supporto.
Vediamo questi due aspetti uno alla volta.
L’angolo di campo è inversamente proporzionale alla lunghezza focale
A parità di distanza tra fotocamera e soggetto e di dimensione del supporto, obiettivi con grandi lunghezze focali (es. 200mm) presentano un angolo di campo minore, rispetto a quello a quelli con focali minori (es. 24mm).

L’angolo di campo è direttamente proporzionale alla dimensione del supporto
A parità di distanza tra fotocamera e soggetto e di lunghezza focale, supporti di dimensioni maggiori hanno un angolo di campo maggiore.

Nelle Reflex i sensori più comuni sono APS-C di Nikon, Sony e Pentax che hanno un fattore di 1,5X e APS-C di Canon con un fattore di 1,6X
Nelle mirrorless si aggiunge il formato micro 4/3 (17,3×13 mm) con un fattore di 2X.
Per calcolare con buona approssimazione il reale angolo di campo, basta moltiplicare quello standard (35 mm o Full-Framd) per il fattore Crop.
Per esempio: un 50 mm su una Olypmus 4/3 avrà un angolo di campo di 23° al posto di 46° (quindi corrispondente a un 100 mm).
Tradizionalmente gli obiettivi venivano suddivisi in funzione della loro lunghezza focale.
Per quanto visto fino ad ora, invece, può avere più senso suddividerli in funzione dell’angolo di campo sulla diagonale:
– super tele, con angolo di campo fino a 8°
– teleobiettivo, con angolo di campo da 8° a 25°
– medio tele, con angolo di campo da 25° a 50°
– normale, con angolo di campo da 50° a 60° (precisamente di 53°)
– grandangolare, con angolo di campo da 60° a 90°
– super grandangolare, con angolo di campo da 90° a 110°
– ultra grandangolare, con angolo di campo oltre 110°.





α = 2 arctan (2d/f)
mi sembra sbagliata, la correggerei in:
α = 2 arctan (d/2f)
Grazie della segnalazione Fabrizio, ha ragione, correggo subito